L'ultima legione by Valerio Massimo Manfredi

L'ultima legione by Valerio Massimo Manfredi

autore:Valerio Massimo Manfredi [Manfredi, Valerio Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Historical
Amazon: B005SZ5426
editore: Mondadori
pubblicato: 2001-12-31T23:00:00+00:00


L’ultimo cerchi di cancellare le tracce.»

Orosio si incaricò del compito, affastellò dei rami e, indietreggiando, cancellò le impronte di uomini e di cavalli. Livia intanto aveva aggirato la densa macchia che interrompeva il sentiero fino a fermarsi davanti al fianco di una bassa collina, coperto di una fitta vegetazione di rampicanti e di edera. Saggiò la parete in più punti con la punta dell’arco finché l’arma affondò completamente nella cortina

verdeggiante. «Di qua» disse. «L’ho trovato.» Scostò i rampicanti e rivelò un

passaggio scavato nell’arenaria che si addentrava nella collina. I compagni la

seguirono uno per uno, finché Orosio ricompose alle loro spalle la vegetazione

naturale camuffando completamente il varco. Quando si voltò verso l’interno vide che tutti si guardavano intorno meravigliati. La luce del giorno filtrava attraverso il fogliame attenuando l’oscurità e lasciando intuire i contorni della cavità che li nascondeva alla vista.

«È un vecchio mitreo in disuso da secoli, un tempo frequentato dai marinai

orientali che approdavano a Fano» spiegò Livia. «L’ho utilizzato soltanto una volta come rifugio. È un miracolo che mi sia ricordata della posizione. Dio deve essere con noi se ci indica in questo modo la via della salvezza.»

«Se è con noi il tuo Dio ha uno strano modo per dimostrarlo» commentò

Vatreno. «E per il futuro, se devo essere sincero, preferirei che ci lasciasse perdere e che si occupasse di qualcun altro.»

«Raggruppate tutti i cavalli nella zona più buia e cercate di tenerli buoni. I

nostri inseguitori saranno qui a momenti e se ci scoprono questa volta è finita davvero.»

Non aveva finito di parlare che si udì un rumore di zoccoli lungo la strada.

Livia si accostò all’imboccatura e sbirciò all’esterno: Wulfila arrivava alla testa dei suoi uomini e passava oltre, lanciato a gran velocità. Livia trasse un respiro di sollievo e si voltò verso i compagni per segnalare lo scampato pericolo, ma dovette subito ricredersi. Il rumore del galoppo era cessato improvvisamente e ora si udiva il lento scalpiccio dei cavalli al passo che tornavano indietro. Livia fece cenno di fare completo silenzio e gettò uno sguardo all’esterno, mentre anche Aurelio le si avvicinava dopo aver lasciato le redini di Juba nelle mani di Batiato.

Wulfila si trovava adesso a non più di venti passi dall’imbocco della galleria ed emergeva con il torso e le spalle dal profilo della macchia di vegetazione che

nascondeva l’antico tracciato della strada. Orribile a vedersi, con la faccia nera di fuliggine, gli occhi arrossati, la cicatrice che gli sfigurava il volto, volgeva intorno lo sguardo come un lupo che fiuta la preda. Dietro di lui venivano i suoi uomini; sparsi a ventaglio pattugliavano anche il bosco tutto attorno guardando in terra in cerca di impronte. All’interno della galleria tutti trattenevano il respiro, sentendo l’imminenza del pericolo, e stringevano nella mano l’impugnatura della spada,

pronti, come sempre, a ingaggiare un combattimento mortale senza chiedersi il

perché.

Il drappello si disperse nei dintorni per esplorare altre possibili vie di fuga, poi, vista l’inutilità della ricerca, Wulfila lanciò un richiamo radunandoli attorno a sé e tornò sui suoi passi.



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